E’ di ieri la notizia del dramma di due genitori nel Vicentino, che hanno perso il loro bimbo di tre anni per una mancata diagnosi di diabete. Un pargoletto di tre anni gioioso e attivo come sono i bimbi a quell’età, che improvvisamente ha smesso di sorridere, pallido e con un forte dolore alla pancia. Per due volte Giulio - questo il nome del piccolo – è stato portato in Pronto Soccorso da mamma e papà, ma solo quando ormai non vi era più nulla da fare, la diagnosi di diabete T1 ha spiegato ciò che stava accadendo. Eppure sarebbe bastato un piccolo prelievo capillare, veloce e indolore, e Giulio avrebbe potuto avere una vita lunga e felice, invece che andarsene in sole 12 ore. Ma il medico che lo ha preso in cura probabilmente non ha pensato a questa malattia subdola. Non ne ha riconosciuto i sintomi, li ha sottovalutati. Giulio è solo l’ennesima vittima di un sistema che non funziona come dovrebbe e dimostra come vi sia il bisogno urgente di rivedere i protocolli e sensibilizzare i medici dell’emergenza sui sintomi del diabete di tipo 1 e sulla chetoacidosi. La presidente di Diabete Italia Concetta Suraci, appresa la notizia, ha scritto subito al sottosegretario del Ministro della Salute Giulia Grillo per un confronto. Nell’attesa di una risposta dal Ministero, che si spera arrivi il prima possibile, tutto il comitato di coordinamento di Diabete Italia vuole essere vicino ai genitori del piccolo Giulio e rivendica a gran voce un intervento legislativo, per far sì che ciò che è successo nell’ospedale vicentino non accada mai più.

 

2/8/2019